CHI CORRE, CHI CAMMINA ALLA MARATONA


Il pensiero di una maratoneta



Una maratona è un progetto ambizioso, in particolare per chi non è un vero atleta.

Si sogna con l’entusiasmo di una sfida personale, si affronta con un lungo allenamento fisico ma si percorre con la testa e con il cuore. Macini chilometri mentre ti guardi intorno, parli con gli amici che condividono il tuo progetto, aiuti e sei aiutato da compagni più o meno noti ma è la tua mente il vero motore.

Nel corso della gara si vivono le sensazioni di una vita intera, dai sacrifici, ai ricordi, dalla solitudine alla voglia di stare insieme agli altri. E poi il guardarsi indientro, il guardare avanti, la fatica e il sentirsi leggero. Tutti opposti che si sperimentano in una porzione di territorio lunga 42 chilometri che si vivono metro per metro.

La maratona è anche amicizia, solidarietà, condivisione, coscienza di prendere parte a qualcosa di unico, che ognuno di noi conquista con la passione, il cuore e il sudore.

 

Firenze  28 novembre 2010

Domenica 28 novembre a Firenze già all’alba pioveva; da settimane i meteo lo prevedevano ma noi eravamo fiduciosi che si potessero sbagliare, invece no.

A colazione decidiamo di recarci a piedi alla partenza, situata a Piazzale Michelangelo; il percorso è utile per il riscaldamento pre-gara ed è una bella passaggiata panoramica.

Quindi sotto al diluvio, avvolti da sacchi i plastica verdi forniti dall’organizzazione per ripararci, partiamo tutti insieme con gioia e sfida, cercando di non badare ai nostri piedi che subito sono inzuppati d’acqua (e con un filo d’ansia per il rischio di sentir spuntare le vesciche).

A Piazzale Michelangelo i diecimila partecipanti si vedono, c’è confusione ed è difficile ricomporre i gruppetti, molti cominciano a buttare le vecchie tute, che tradizionalmente vengono lasciate sul terreno prima della partenza, ma il freddo si fa sentire con una serie di folate di vento. E continua a piovere.

Lo speaker annuncia una partenza che non arriva mai, le esigenze tv la fanno slittare per minuti che sembrano infiniti ma finalmente si va ai palloncini che segnalano il gruppo di partenza che ci è stato assegnato. Anche per noi arriva il via, si parte con allegria e grinta perché il sapore è quello dell’avventura, per molti c’è anche l’emozione della prima maratona.

 

La gara è un tiramolla continuo, si sa che il percorso è lungo quindi si alterna corsa e camminate veloci, alcuni concorrenti sfrecciano vicino a noi ma poi te li ritrovi poco più avanti con un ritmo più lento.

L’itinerario dovrebbe essere più veloce rispetto alle altre edizioni, ma è più ricco di fastidiosi sottopassaggi e ondulazioni, il parco delle Cascine non finisce mai perché ci conducono in percorsi paralleli e più tardi nei larghi viali ci troviamo esposti a freddo e vento, a poco vale il the caldo che ci offrono i volontari.

Ed ecco l’arco della mezza maratona, fin qui arriviamo tutti, rispettando i tempi massimi previsti dall’organizzazione. E’ un bel risultato perché molti di noi l’avevano posto come obiettivo ambizioso e ci consente di affermare che con la volontà e l’impegno costante in otto mesi si può partire dal divano e conquistare il traguardo dei 21 chilometri.

Poco dopo il passaggio della mezza maratona incrociamo i nostri sostenitori che ci incoraggiano, cogliamo qualche sguardo impietosito perchè la stanchezza e l’essere fradici non ci fanno sembrare nelle migliori condizioni; ma è proprio bello vederli e sentire il loro tifo affettuoso che ci ridà nuovo entusiasmo per affrontare la parte più dura: il fatidico muro fra i 28 ed i 32 chilometri.

Riprendiamo a correre anche se l’ennesima folata di vento ci fa avanzare a testa bassa, le gambe sono sempre più pesanti, i muscoli induriti più dal freddo che dalla fatica, qualche fitta di dolore ci fa compagnia, ma la mente cerca di ribellarsi e ci spinge ad ammirare le vie dello splendido centro fiorentino, a godere dei messaggi incoraggianti della gente e dei i volontari che incitano, applaudono e urlano di non mollare.

Ora i cartelli che segnano i chilometri sfilano quasi velocemente, oramai la certezza di raggiungere il traguardo si fa più concreta, si cercano tutte le risorse nascoste, le parole si riducono, mille pensieri affollano la mente e profonde emozioni attraversano ogni millimetro del nostro corpo.

Al chilometro 41 siamo lungo l’Arno, vento e acqua imperversano, si corre con le ultime energie rimaste, ma in lontananza si sente lo speaker "ecco un altro runner!!!"

Finalmente il fatidico cartello dei 42 chilometri e poi quei pochi ultimi metri, sono solo 195, ti sembrano infiniti, ma il traguardo è lì, l'emozione è incredibile, gli ultimi 10 metri sono qualcosa di indescrivibile, ti torna in mente tutta la gara, troppo bello!  

E poi l’emozione della medaglia al collo, il telo argento con cui ti coprono affettuosamente i volontari, ti fanno dimenticare tutta la fatica, l’acqua, il freddo, le fitte e i crampi.

Possiamo considerarci soddisfatti. Anche questa volta ce l'abbiamo fatta!

Mariapia.



Articolo tratto da: Atletica Valli di Non e Sole - https://www.atleticavallidinonesole.it/
URL di riferimento: https://www.atleticavallidinonesole.it/index.php?mod=read&id=1292268438